Carroccio
Piazza de Mercato Novo Firenze
Al centro del Mercato Nuovo (quello vicino alla statua bronzea del Porcellino di Tacca) c’è una ruota di carro in marmo, con sei raggi che si irradiano dal centro. Questa effigie ne ricorda una molto più antica che si trovava qui prima dei restauri architettonici nel 1800. È molto più facile da vedere alla fine del giorno quando i venditori hanno chiuso tutte le bancarelle.
Il carroccio era un carro da guerra a quattro ruote che le città del nord Italia portavano in battaglia in un periodo che va circa dalla nascita di Dante fino a molto tempo dopo la sua morte. Il carroccio dei fiorentini (sopra) era interamente dipinto di rosso ed era guidato da due buoi (coperti da un panno rosso), allevati specificamente per questo scopo. Dopo la vittoria di Fiesole, fu dipinto di rosso e bianco. Venne ritualmente usato come simbolo della dignità municipale nelle occasioni solenni e durante le feste. Quando il governo annunciava la propria intenzione di andare in battaglia, il carroccio veniva portato da dove era solitamente tenuto (vicino al Battistero) in questo punto segnato con la ruota del carro. Il carro da guerra montava due stendardi simili ad antenne su cui era cucita la bandiera rossa e bianca del Comune (o, secondo altri, una aveva la bandiera rossa e l’altra bianca) e rappresentava, come accade anche oggi con le bandiere, l’intera patria.
Presso l’arco di Porta Santa Maria, i fiorentini allestirono una campana che in tempo di guerra veniva suonata notte e giorno. Questo, presumibilmente, aveva due funzioni: da un lato serviva come una specie di avvertimento per le città vicine e dall’altro lato fungeva come strumento psicologico per stimolare i soldati. Questa campana fu ufficialmente chiamata Martinella, ma altri la chiamarono Campana degli Asini. Quando le truppe uscivano dalla città per ingaggiare i loro nemici, la Martinella veniva messa su un altro carretto che seguiva il carroccio (sotto). Il carroccio fu usato, anche se in modo limitato, per dare una direzione alle truppe e spronare i fiorentini alla vittoria.
Molti chiamano questa pietra lapis scandali o pietra dello scandalo. Già durante i primi anni dell’Impero Romano, era legale dichiarare bancarotta in cambio della pubblica umiliazione, di solito una fustigazione dei glutei. La leggenda inoltre narra che questa pratica sia stata ripresa in questo luogo durante il Rinascimento per punire i debitori con una disonorevole frustata: pare che i malcapitati venissero spogliati di tutti i loro vestiti e costretti a sedersi proprio in questo posto mentre venivano frustati.