
Santa Maria Maggiore
Piazza di Santa Maria Maggiore Firenze
Santa Maria Maggiore è una delle chiese più antiche di Firenze, se non la prima, ad essere dedicata alla Vergine. La struttura stessa, con tre navate su colonne di sostegno quadrate che terminano in una cappella relativamente spaziosa, fu probabilmente costruita nel secolo X. La maggior parte della forma attuale degli interni risale a ristrutturazioni del 1200. L’esterno fu considerevolmente cambiato intorno al 1600.
In alto: “Berta”
Lungo via de’ Cerretani, su quello che rimane del campanile, troverete il busto in marmo di una donna, che risale alla tarda antichità, incorporato totalmente nella parte alta della muratura. Tra le leggende inventate per spiegare la misteriosa presenza della statua, due sono particolarmente popolari.
La prima leggenda vuole che una tale Berta (un equivalente medievale di “qualche vecchia signora”, come in Paradiso XIII.139) venditrice di cavoli, fosse in qualche modo riuscita a mettere da parte una piccola fortuna e con quei soldi comprò la campana della chiesa. I parrocchiani per ricambiare la sua generosità decisero quindi di dedicarle una piccola statua. Sembra inoltre che il suo nome fosse inciso anche sulla campana.
Un’altra versione dei fatti è legata alla vicenda di Cecco d’Ascoli (1257-1327), personaggio poliedrico e controverso, cultore di esoterismo e negromanzia. Questa sua dedizione all’occultismo gli valse in Firenze la condanna al rogo come eretico. Secondo la leggenda, Cecco aveva stretto un patto con il diavolo, per cui non avrebbe patito nessun tormento se avesse bevuto un sorso d’acqua. Durante la processione che lo conduceva al rogo in piazza Santa Croce, una donna (presumibilmente una tale Berta), che era a conoscenza del patto con il demonio, si sporse da una piccola finestra che dava su via de’ Cerretani gridando di non dar da bere né un goccio d’acqua al povero morituro. Cecco d’Ascoli, per vendicarsi, la fece diventare di pietra e lì rimase intrappolata per sempre.
All’interno della chiesa, sulla sinistra, si trova una colonna che anticamente apparteneva al sepolcro di Brunetto Latini. L’altra curiosità da non perdere è l’iscrizione funeraria di Salvino D’Armati:
“Qui diace Salvino d’Armato degli Armati di Firenze inventor degli occhiali. Dio gli perdoni le peccata. Anno D. MCCCXVII”. Gli occhiali già esistevano ai tempi di Dante, e non furono una invenzione del D’Armati. La lapide è falsa e qui fu posta nel ’600.