Battistero
Piazza del Duomo Firenze
Se mai continga che il poema sacro
al quale ha posto mano e cielo e terra
sì che m’ha fatto per più anni macro,
vinca la crudeltà, che fuor mi serra
del bello ovile, ov’io dormii agnello
nimico ai lupi che gli danno guerra;
con altra voce ormai, con altro vello
ritornerò poeta, ed in sul fonte
del mio battesmo prenderò il cappello.
(Paradiso XXV.1-9)
Questi versi esprimono il malinconico ottimismo di Dante, nella speranza che un giorno gli sia concesso il privilegio di far ritorno nella sua città e che il suo capolavoro sia riconosciuto per la sua magnificenza. Dante, come sappiamo, non tornò mai a Firenze e morì esule a Ravenna nel 1321. A differenza di Mussato prima di lui e di Petrarca dopo, Dante non fu nemmeno mai incoronato poeta laureato (come purtroppo avrebbe desiderato). Molte sono tuttavia le rappresentazioni del poeta che lo ritraggono mentre indossa la corona d’alloro, come ad esempio quella del suo cenotafio a Santa Croce.
Questi versi furono scritti negli ultimi cinque o sei anni di vita di Dante. Doveva aver allora capito che non sarebbe mai più ritornato a Firenze. E se anche avesse rivisto Firenze, non era più la stessa città che aveva lasciato a metà degli anni ’30. Perché, allora, scrive questo? Perché questi versi aprono il canto in Paradiso dove viene esaminato da San Giacomo sulla speranza. Sebbene nessuna delle due cose sia mai accaduta, il ritorno a Firenze e il fatto di essere incoronato poeta laureato erano oggetti del suo legittimo desiderio.
La fonte battesimale qui menzionata è la medesima che Dante ammette di aver rotto quando incontra i simoniaci nell’Inferno. Nel Medioevo era comune per una fonte battesimale, come per quella che si può ancora vedere a Pisa, avere diversi pozzetti scavati per il battesimo di più bambini alla volta. Tutti i più antichi commentari concordano sul fatto che Dante abbia una volta rotto la fonte battesimale di Firenze per salvare un bambino che era caduto in uno di quei buchi.
Purtroppo non vedremo mai quel vecchio pozzetto rotto perché fu distrutto nel 1577 in preparazione del battesimo di Filippo de’ Medici. Filippo, la cui sorella maggiore Maria sarebbe diventata la regina di Francia e madre di Luigi XIII, fu il primo a ricevere il sacramento del battesimo in quella nuova fonte. Filippo morì tragicamente all’età di quattro anni per idrocefalia e fu sepolto in abiti di seta rossa nella chiesa di San Lorenzo.