Abati
Via dei Tavolini Firenze
Piangendo mi sgridò: “Perché mi peste?
se tu non vieni a crescer la vendetta
di Montaperti, perché mi moleste?”
(Inferno XXXII.79-81)
quando un altro gridò: “Che hai tu, Bocca?
non ti basta sonar con le mascelle,
se tu non latri? qual diavol ti tocca?”
(Inferno XXXII.106-08)
La famiglia Abati possedeva diverse case e una torre (tutte incorporate nell’attuale edificio) tra questa lapide e l’angolo di via Calzaiuoli. Possedevano anche anche diverse proprietà e castelli in campagna. Poiché la maggior parte degli Abati erano Ghibellini vennero esiliati dai Guelfi quando questi ultimi assunsero il controllo della città.
Le parole sulla lapide sono tratte dalla indimenticabile scena del nono cerchio dell’Inferno, dove Dante colpisce inavvertitamente (o intenzionalmente?) la testa di un peccatore intrappolato nel ghiaccio insieme ad altri che sono stati puniti per aver tradito la loro patria. I primi tre versi contengono la denuncia di Bocca degli Abati che Dante ha preso a calci. I secondi tre contengono la risposta di Buoso da Dovera che, non a caso, tradisce il suo compagno infernale rivelando il nome di Bocca.
Nell’illustrazione di Doré (in basso): Dante afferra Bocca per i capelli e lo guarda in faccia.
Mentre era ancora tra i Guelfi nella battaglia di Montaperti (1260), Bocca tagliò la mano a Jacopo de’ Pazzi (soprannominato Vacca), che reggeva le insegne della fazione guelfa. Lo stendardo guelfo cadde a terra causando confusione, disordine e la conseguente sconfitta subita per mano dei Ghibellini senesi.
Sopra: la scena di Dante e Bocca immaginata da William Blake.
Secondo uno degli antichi commentatori, “Quest’altro traditore, che sentendo le grida di Bocca si volge a chiedergli che cosa egli abbia [...] è Buoso da Dovera, [...] è posto nell’Antenora come traditore della parte ghibellina, perché nel 1265 avendo ricevuto dal re Manfredi molti denari per assoldare milizie da opporre in Lombardia all’esercito di Carlo I d’Angiò, tenne per sé la moneta e altra n’ebbe dai francesi, ch’ei lasciò liberamente passare” (Casini-Barbi, commento alla Commedia, 1921).
Non solo Bocca, ma tutta la famiglia Abati era famosa per aver commesso atti di tradimento. Nel 1301, uno degli Abati avvelenò i suoi ospiti ad un banchetto dato in onore di una riconciliazione politica. In realtà, molti dicono che il grande incendio del 1304 fu intenzionalmente causato da Neri degli Abati dopo aver appiccato il fuoco alla propria casa, situata vicino a Orsanmichele. Nel 1326, quello che restava delle case degli Abati fu demolito per far spazio a Via Calzaiuoli.
Stemma della famiglia Abati
Stemma dei Pazzi, famiglia alla quale appartenne Jacopo