
Orsanmichele
Via dei Calzaiuoli Firenze
Situata a circa metà strada tra Santa Maria del Fiore e Palazzo della Signoria, Orsanmichele sorge su quello che forse una volta era il sito di un tempio romano dedicato a Iside. Nei primi anni del secolo IX fu costruito un oratorio cistercense circondato da un giardino e chiamato Oratorio di San Michele in Orto, un titolo che si evolse nel corso dei secoli in quello attuale, Orsanmichele. Nel 1249 l’oratorio fu demolito per fare spazio ad un mercato di grano poiché il precedente era stato gravemente danneggiato nel 1239 durante le battaglie di strada tra Guelfi e Ghibellini.
Nel 1278 fu teatro di qualcosa di ancora più strano, come ci dice Villani:
“fu al Comune presentato uno bellissimo e forte leone, il quale era inchiuso nella piazza di Santo Giovanni. Avenne che per mala guardia di quelli che ’l custodiva uscì il detto leone della sua stia correndo per la terra, onde tutta la città fu commossa di paura. Capitò inn·Orto Sammichele, e quivi prese uno fanciullo e tenealsi tra le branche. Udendolo la madre che non avea più, e questo fanciullo le rimase in ventre quando il padre gli fu morto, come disperata, con grande pianto scapigliata corse contra il leone, e trassegli il fanciullo tra·lle branche; e·leone nullo male fece né a la donna né al fanciullo se non ch’egli guatò, e ristettesi” (Villani, Nuova Cronica, 7.69).
I leoni furono poi tenuti dai Medici in gabbie dietro Palazzo Vecchio, un fatto che diede a quella strada il nome di Via dei Leoni.
Nel 1284, Arnolfo di Cambio trasformò questa zona in una loggia gotica di pietra e legno che forniva un migliore riparo per lo stoccaggio e la distribuzione delle razioni di cibo. L’anno successivo, un’immagine di culto della Madonna di Orsanmichele fu posizionata su un muro nell’angolo sudovest dell’edificio, ed i suoi miracolosi poteri cominciarono a manifestarsi immediatamente:
“Nel detto anno [1292], a dì III del mese di luglio, si cominciarono a mostrare grandi e aperti miracoli nella città di Firenze per una figura dipinta di santa Maria in uno pilastro della loggia d’Orto Sammichele, ove si vende il grano, sanando infermi, e rizzando attratti, e isgombrare imperversati visibilemente in grande quantità. [...] Per usanza e devozione alla detta figura ogni sera per laici si cantavano laude; e crebbe tanto la fama de’ detti miracoli e meriti di nostra Donna, che di tutta Toscana vi venia la gente in peregrinaggio per le feste di santa Maria, recando diverse ’magine di cera per miracoli fatti, onde grande parte della loggia dinanzi e intorno alla detta figura s’empié” (Villani, Nuova Cronica, 8.155).
Sopra: BAV Chig. L.VIII.296, f. 152r. (ill. di questo passaggio in Villani)
Anche Guido Cavalcanti scrisse un poema in cui parlava della spettacolare fama del dipinto. Tuttavia, quest’area ha visto anche scene di natura diversa. Nel 1298, dopo la soppressione di una rivolta ghibellina contro il governo guelfo, Uberto degli Uberti e Mangia degli Infangati furono torturati e poi decapitati in questo giardino.
Nel 1304, tre anni dopo l’esilio di Dante, tutta questa zona di Firenze fu distrutta da un violento incendio (presumibilmente causato da uno che apparteneva alla famiglia Abati) e l’immagine miracolosa venne perduta. L’edificio, come lo si vede oggi, venne costruito nel 1337. Nel nuovo progetto, l’ultimo piano era utilizzato come granaio e il piano terra come mercato.
Due delle colonne sul lato sinistro della struttura sono effettivamente cave e dentro si può vedere il buco da dove veniva fatto scendere il grano nella zona commerciale (vedi sotto).
La Madonna col Bambino fu eseguita da Bernardo Daddi nel 1346-47 (sopra). Documenti coevi ci dicono che il completamento del lavoro coincise con la fine di una carestia e molti pensarono che questo dipinto avrebbe potuto prendere il posto della pittura perduta, non solo materialmente ma anche spiritualmente. La peste nera arrivò l’anno seguente. Nel 1350, gli ufficiali amministrativi di Orsanmichele (tra cui Giovanni Boccaccio) decisero di inviare un pagamento simbolico alla figlia di Dante, Antonia (che prese il nome sor Beatrice quando entrò in convento a Ravenna), per riparare, seppur solo simbolicamente, alla confisca delle sue proprietà a Firenze. Difatti, Boccaccio glielo portò di persona.
Ognuna delle nicchie esterne dell’edificio appartiene alla corporazione che pagò per l’esecuzione della statua che la adornava. Questa galleria ospita alcuni dei più importanti esempi di scultura del primo Rinascimento.
Ispirato dalle lezioni su Dante tenute in Badia da Boccaccio (1373-74), il 12 aprile 1899, il Prof. Guido Mazzoni, della Società Dantesca Italiana, inaugura una serie di conferenze dedicate al sommo poeta (dette Lecturae Dantis) nel grande spazio aperto all’interno di Orsanmichele. Il tono di quella conferenza rappresentava l’entusiasmo per il futuro unito dell’Italia che vediamo rappresentato nella statua di Dante in Piazza Santa Croce. La sala divenne successivamente nota come Sala di Dante e da allora ha ospitato diversi eventi in onore al poeta.