
Cavalcanti
Via dei Calzaiuoli Firenze
Questi tristi e indimenticabili versi sono tratti dal girone degli eretici, e più specificamente dalla conversazione tra Dante e Cavalcante dei Cavalcanti che è imprigionato, insieme a Farinata degli Uberti, in un sarcofago infuocato (in basso). Cavalcante era il padre di Guido Cavalcanti, filosofo, poeta ed amico di Dante.
Molto è stato scritto su questi versi, ma la sostanza è questa: poiché Farinata fu anche il suocero di Guido, e dato che Guido si era avvicinato all’Epicureismo, Dante pare voglia punire il suo amico mettendolo tra gli eretici in Inferno. Altri tuttavia sostengono che il “colui” verso il quale Dante si stava dirigendo (e che Guido ebbe in disdegno) non era Dio ma piuttosto Beatrice. Comunque siano andate le cose, l’antica amicizia che legava Dante a Guido non durò per molto tempo.
In alto, da destra a sinistra: Cino da Pistoia, Dante e Guido Cavalcanti, ritratti da Paolo Giovio (nel Primo Corridoio degli Uffizi, lato finestra).
Sebbene le prime notizie sulla famiglia Cavalcanti siano risalenti al 1170, la loro origine è tuttavia ancora poco chiara. Si arricchirono attraverso alcune proprietà che possedevano nella zona tra le loro case e quello che oggi è il Mercato Nuovo (dove si trova ora il Porcellino) e grazie anche ad una serie di investimenti nel settore tessile. Era una famiglia tradizionalmente Guelfa e quando quella fazione si divise in due si schierarono (come Dante) dalla parte dei Guelfi Bianchi.
Guido Cavalcanti (ca. 1255-1300) fece parte, insieme a Dante, di un piccolo gruppo di studenti-poeti, più spesso noti con il nome di fedeli d’amore che si incontravano per bere e scrivere poesie al lume di candela. Questi giovani erano anche coinvolti in politica, il che poteva essere pericoloso. Intorno al 1295, Guido intraprese un pellegrinaggio a Santiago di Compostela ma dovette presto interromperlo poiché fu vittima di un agguato nel quale rischiò di essere ucciso. Ritornò quindi a Firenze certo che l’attentatore fosse un uomo assoldato da Corso Donati (capo dei Guelfi Neri). Successivamente a questo fatto, durante una disputa in strada, Guido cercò di assassinare il Donati, ma il tentativo fallì e Corso rimase solo lievemente ferito.
Durante il priorato di Dante venne deciso che per diminuire gli atti di violenza in città si sarebbero dovuti esiliare gli istigatori. Lacerato tra il desiderio di pace e la sua amicizia con Guido, Dante scelse la pace. Nell’estate del 1300, Guido fu inviato con altri Guelfi Bianchi nella città di Sarzana, dove immediatamente contrasse la malaria e morì a Firenze poche settimane dopo.
Un tempo, questo intero isolato apparteneva ai Cavalcanti e il loro nome compariva anche sulle strade qui intorno. Ora, il margine meridionale fa parte di Via Porta Rossa (detto così perché da qui conduce a una porta di mattoni rossi) e Via dell’Arte della Lana.
All’angolo dove si incontrano queste due strade (sopra), una volta sorgeva una delle famose logge della Firenze medievale, opportunamente chiamata Loggia dei Cavalcanti, chiusa nel 1564.
Per commemorarne l’esistenza e ricordare la ragione per la quale venne in seguito chiusa, fino al 1900, in questo luogo si trovava una lapide sulla quale si leggeva: “Hic Cavalcantae familiae xystus est qui ad pios usus conversus puellis honeste collocandis est dicatus” (“Questa è la loggia della famiglia Cavalcanti che venne convertita a più nobili costumi quando fu dedicata alle oneste nozze delle giovani fanciulle”).
La famiglia Cavalcanti in pratica chiuse la loggia e la convertì in uno spazio commerciale. I proventi dell’affitto venivano poi consegnati al Monte delle Doti, ossia a un fondo comunale che era stato istituito nel 1245 con il proposito sia di fornire le doti alle giovani donne sia di generare ricchezza senza dover così aumentare le tasse. I genitori quindi investivano i loro fondi nel Monte delle Doti fino a quando, nel giorno delle nozze, ricevevano l’ammontare iniziale con gli interessi fruttati. Se la fanciulla fosse sfortunatamente morta prima del matrimonio, il comune avrebbe trattenuto il denaro.
Sopra: Stemma della famiglia Cavalcanti
In basso: lo stemma dei Cavalcanti incastonato su un muro nei pressi del loro quartiere