Donati

Via del Corso Firenze

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   “.......... ’l loco, u’ fui a viver posto,
di giorno in giorno più di ben si spolpa
ed a trista ruina par disposto.”
   “............ quei che più n’ha colpa
vegg’ io a coda d’una bestia tratto
inver la valle, ove mai non si scolpa.”

(Purgatorio XXIV.79-84)



Questi versi provengono dalla conversazione tra Dante e il suo vecchio amico, Forese Donati, sulla Cornice dei golosi nel Purgatorio. Dante aveva incontrato Forese nel canto precedente dove lo aveva riconosciuto solo dal tono della voce. In questo canto i due amici, prima di separarsi, si salutano: i primi tre versi sono pronunciati da Dante mentre gli ultimi tre da Forese.

I lettori della Commedia ricorderanno che Dante inserisce uno dei membri della famiglia Donati in ciascuna delle tre cantiche: Piccarda compare in tutto il suo splendore nel terzo canto del Paradiso; Forese è in Purgatorio e suo fratello minore Corso (come viene ricordato da Forese in questi versi) sarà tra i dannati dell’Inferno.

Forese, con cui Dante aveva scambiato alcune tenzoni (ossia uno scambio di strofe alternate tra due poeti), non è l’unico poeta in questa Cornice. È qui infatti che Bonagiunta da Lucca conia la frase dolce stil novo riferendosi al superiore talento artistico di Dante (Purgatorio XXIV.57). Da qui appunto deriva il nome Dolce Stil Novo al quale spesso ci si riferisce quando si parla di quel gruppo di poeti al quale appartenevano Dante e Guido Cavalcanti ai tempi della loro gioventù.



In alto: Gustave Doré. Incontro tra Dante e Forese


Le origini della famiglia Donati sono avvolte nel mistero. Possedevano vaste distese di terra fuori dalle porte della città e alla fine del XI secolo erano estremamente benestanti. Fondarono la chiesa di San Pier Maggiore e un ospedale per i malati di lebbra nel 1186. Insieme alle famiglie Adimari e Cerchi, anche i Donati erano patroni della chiesa di Santa Margherita. La torre dove è affissa questa lapide era una delle molte, in questo quartiere, che appartenevano ai Donati (altre due invece sono ubicate vicino Piazza di San Pier Maggiore). Il clan dei Donati era molto numeroso: Forese, infatti, era cugino di terzo grado di Gemma, moglie di Dante.

Corso Donati (1250-1308), fu capo dei Guelfi Neri e figura centrale nella vita politica e sociale della Firenze del tardo secolo XIII. Sembra fosse un personaggio piuttosto spietato se si considera non solo che strappò la sorella Piccarda dal convento per farla sposare (Paradiso III), ma che si diede un gran da fare per distinguersi dal padre, anche lui una figura politica molto in vista. Era particolarmente noto per aver ucciso di propria mano più di qualcuno che lo aveva fatto adirare.

Sul finire del Duecento, Corso fu podestà di numerosi comuni limitrofi e combatté a fianco di Dante nella battaglia di Campaldino (1289). Dopo l’entrata in vigore degli Ordinamenti di Giustizia i nobili magnati furono esclusi dagli uffici pubblici, una situazione questa che diminuì severamente l’influenza politica di Corso (che comunque si batté sempre per gli interessi della sua casta).

Uscito illeso da un agguato tesogli da Guido Cavalcanti, continuò a fomentare la violenza pubblica in città. Quando nel 1300 scoppiò la rivolta tra i Donati e i Cerchi, Corso si trovava a Roma in missione da papa Bonifacio VIII. L’anno seguente, con l’aiuto del papa, Carlo di Valois entrò a Firenze in aiuto dei Guelfi Neri.

Durante questo periodo di confusione molti Guelfi Bianchi fuggirono e Corso aprì tutte le prigioni facendone uscire i criminali e saccheggiando l’intera città per cinque giorni consecutivi. Divenne così il leader indiscusso di Firenze, almeno fino al 1308 quando i suoi concittadini cominciarono ad allarmarsi non solo perché aveva sposato la figlia del temibilissimo comandante ghibellino Uguccione della Faggiola, ma soprattutto per le sue aperture verso forze straniere.

Temendo quindi le ambizioni bellicose di Corso, il governo del Popolo riuscì a farlo passare per traditore. Venne catturato ed ucciso vicino a San Salvi.



Stemma della famiglia Donati