
Bigallo
Piazza del Duomo Firenze
Nel 1240 i vescovi di Firenze, insieme ai domenicani di Santa Maria Novella, si infuriarono per il fatto che parecchie influenti famiglie fiorentine si fossero avvicinate al Catarismo. Venne pertanto ufficialmente stabilita una inquisizione e iniziarono violente persecuzioni contro gli eretici.
Le torture erano così terribili che alcuni si organizzarono in piccoli gruppi di milizia, altri si rinserrarono nelle proprie torri e altri ancora addirittura divennero assassini e profanatori di chiese. Uno dei punti cruciali era la chiesa di San Jacopo di Campo Corbolini in via Faenza (nella foto sotto), che passò ai Cavalieri Templari nel 1256.
Nel 1243 Pietro da Verona, fondatore della confraternita della Misericordia, prese in mano l’inquisizione fiorentina e istituì un’organizzazione laica chiamata i Capitani di Santa Maria, con l’aiuto dei quali riuscì a sconfiggere la minaccia del Catarismo.
A quel punto, i Capitani dovettero trovarsi un nuovo obiettivo, così accettarono di mettersi al servizio di un ospedale a qualche miglio di distanza chiamato Santa Maria del Bigallo. Fino al 1352, ossia fino a quando ricevettero dal governo della città un edificio all’angolo tra via dei Calzaiuoli e via Orsanmichele, questa organizzazione non aveva ancora una struttura ben organizzata. Nel 1445, infine, si unirono alla Confraternita della Misericordia in questo luogo.
Ai tempi di Dante, al posto di questa loggia gotica, vi era un’alta torre che apparteneva agli Adimari e che era comunemente chiamata il Guardamorto perché l’area tra il Battistero e questo edificio veniva usata come cimitero. Nel 1248, quando i Ghibellini decisero di abbattere la torre Guelfa, essa quasi cadde sopra il Battistero, e molti credevano che per la sfiorata tragedia si dovesse ringraziare San Giovanni che apparve per proteggere la sua chiesa.
A pochi passi da qui verso l’Arno, troverai alla tua destra una lapide che ricorda la famiglia Adimari (sopra), che possedeva questo intero isolato.
Scudo dei Capitani di Santa Maria del Bigallo
A lungo andare la Compagnia del Bigallo ampliò i propri compiti fino a prendersi cura dei poveri trovatelli che venivano abbandonati presso la loggia.
Stemma della famiglia Adimari