
Piazza de’ Mozzi
Piazza de’ Mozzi Firenze
La lapide nella foto in alto rivela un messaggio importante (anche se in un latino piuttosto raro). Si legge: “Io [cioè, la chiesa personificata] fui fondata per amore di Cristo, da Papa Gregorio X in onore di Papa Gregorio I, nel giorno in cui i Guelfi fecero pace e terminarono le minacce Ghibelline: la splendida giornata di sole del 12 luglio dell’anno di nostro Signore 1273, alla presenza del Papa, così come dei capi bizantini e siciliani. Questa bella cappella di pace fu fondata nel 1273 da Gregorio X e la sua costruzione fu eseguita dalla famiglia Mozzi”.
I Mozzi erano una delle più influenti famiglie di banchieri della Firenze del XIII secolo. Erano anche conosciuti come “i banchieri del Papa”. Dante menziona Andrea de’ Mozzi (vescovo di Firenze dal 1287 al 1295) come sodomita in Inferno XV (sotto) e alcuni commentatori ritengono che l’anonimo suicida che appare alla fine di Inferno XIII sia Rocco de’ Mozzi che fu responsabile di una delle più gravi catastrofi finanziarie della sua famiglia.
In breve, qui viene commemorato un evento che ha attirato un numero impressionante di spettatori (tra i quali poteva benissimo essere presente anche Dante all’età di otto anni) che sedevano su grandi tribune di legno allestite sul lato Oltrarno del ponte Rubaconte dove le rive del fiume si estendevano molto più lontano di adesso. La cerimonia, intesa come manifestazione pubblica di pace tra Guelfi e Ghibellini, fu organizzata da Papa Gregorio X, che si presentò accanto a Baldovino I imperatore di Costantinopoli e Carlo d’Angiò, re di Sicilia dal 1266 al 1285.
Era estremamente difficile fare pace dopo che i Guelfi avevano preso il sopravvento sui Ghibellini in seguito all’eliminazione degli imperatori di Hohenstaufen, soprattutto a causa del vero odio che era stato instillato in loro da infiniti cicli di insulti e vendette, causati e sofferti da entrambe le parti. Nel 1273, Papa Gregorio X cercò di portare non solo la pace, ma anche la giustizia ai fiorentini costringendo le due parti a riconciliarsi e credette di risolvere la faccenda con la fondazione della chiesa di San Gregorio di Pace. Portò con sé non solo il collegio cardinalizio, ma anche Baldovino I e Carlo d’Angiò e tutti i loro rispettivi entourage.
Ciascuna parte nominò un rappresentante e, come momento chiave della cerimonia, ai due uomini fu detto di baciarsi sulla bocca davanti alla folla per dimostrare che la pace era stata raggiunta. Tuttavia, non appena Papa Gregorio e gli altri dignitari se ne andarono, i Guelfi cominciarono a far circolare la voce che re Carlo stava progettando di far decapitare i Ghibellini che non avessero lasciato la città, poiché quella era la normale punizione per tradimento. Da quando, tre anni prima, Carlo aveva ordinato la morte di Neracozzo e Azzolino degli Uberti che erano stati catturati quando i Ghibellini erano stati cacciati da Siena, non c’era motivo di dubitare della veridicità dei pettegolezzi. Iniziò così l’era del Guelfismo.
La chiesa di San Gregorio della Pace fu sconsacrata nel 1775 e fu acquistata da Stefano Bardini che costruì questo museo, lasciato in seguito in eredità alla città di Firenze. Di conseguenza, questa lapide, un tempo destinata a una chiesa, finì qui in un edificio municipale.
Stemma della famiglia Mozzi