Santa Croce
Piazza di Santa Croce Firenze
San Francesco d’Assisi visitò Firenze nel 1211 e, sebbene il suo ordine non fosse stato ancora approvato dal papa, riuscì ugualmente a fare proseliti. Nel 1221 la famiglia Altafronti donò le sue proprietà ai frati minori di San Francesco che costruirono una chiesa dedicata inizialmente a Sant’Antonio.
Non volendo essere secondi, dietro ai domenicani che stavano edificando Santa Maria Novella, i francescani assoldarono Arnolfo di Cambio per abbattere la vecchia chiesa e costruire quella che oggi è conosciuta come la Basilica di Santa Croce. Il progetto fu iniziato nel 1294 (pochi mesi prima che Dante intraprendesse la sua carriera politica). Due delle Grandi Corporazioni, l’Arte dei Mercanti e l’Arte di Calimala recuperarono i fondi necessari alla costruzione della chiesa, mentre il Cardinale Matteo d’Acquasparta concesse l’indulgenza a chiunque avesse donato fondi per il suo completamento.
Il cronista Giovanni Villani ricorda così la cerimonia di fondazione:
“Negli anni di Cristo MCCLXXXXIIII, il dì di santa Croce di maggio, si fondò la grande chiesa nuova de’ frati minori di Firenze detta Santa Croce, e a la consegrazione della prima pietra che si mise ne’ fondamenti, vi furono molti vescovi e parlati e cherici e religiosi, e ’l podestà, e ’l capitano, e ’ priori, e tutta la buona gente di Firenze, uomini e donne, con grande festa e solennitade. E cominciarsi i fondamenti prima da la parte di dietro ove sono le cappelle, però che prima v’era la chiesa vecchia, e rimase all’oficio io de’ frati infino che furono murate le cappelle nuove” (Villani, Nuova Cronica, 9.7).
Dante non vide mai la facciata finita di Santa Croce, tuttavia quello che è certo è che vi trascorse del tempo al suo interno. Alcuni hanno affermato che Dante fosse un terziario francescano, il che spiegherebbe perché indossasse una corda intorno alla vita nell’Inferno (quella che Virgilio lancia nell’abisso per chiamare il mostro Gerione). I sostenitori di questa tesi sottolineano anche il fatto che il nostro poeta fu sepolto vicino a una chiesa francescana a Ravenna.
Ciò che sappiamo con certezza è che Dante conosceva molto bene il francescanesimo. Anzi, non solo conosceva la biografia di Francesco scritta da San Bonaventura ma anche l’Itinerarium mentis in Deum (Itinerario della mente verso Dio), un’opera classica di misticismo medievale che si integra perfettamente con la Commedia di Dante. La connessione tra i francescani e la Santa Croce è stata fatta per ricordare la ricezione delle stimmate da parte del “poverello d’Assisi” (raffigurata negli affreschi del coro).
Solo pochi passi dividono il coro dalla cappella Bardi: qui si trovano sia il ritratto di Francesco eseguito da Giotto sia diverse lapidi (in particolare vicino all’altare maggiore) della famiglia Bardi a cui Beatrice era imparentata per aver sposato Simone. Sono inoltre facili da individuare anche alcuni discendenti dei Cavalcanti.
Sul pavimento sono collocate 276 pietre tombali, la più antica delle quali risale alla fine del 1200. Si cerchi la lapide di Guiduccio Schicchi, figlio di Gianni Schicchi della famiglia Cavalcanti che compare nell’Inferno tra i contraffattori. Sapendo che suo padre Buoso Donati intendeva donare i suoi averi ai poveri, Simone Donati ingaggiò Gianni Schicchi per sostituirsi a Buoso sul letto di morte e cambiare così le ultime volontà del padre in suo favore.
La storia è forse meglio conosciuta grazie all’opera di Puccini, ma fu Dante a immortalarla per la prima volta. Sulla lastra di Guiduccio c’è una scimmia: la perfetta testimonianza di un uomo che probabilmente era bravo come il padre a fare le imitazioni.
La chiesa è anche chiamata il Tempio delle Glorie Italiane, il Mausoleo degli italiani famosi e l’Abbazia italiana di Westminster. Oltre al cenotafio dantesco, in Santa Croce vi sono le spoglie mortali di Niccolò Machiavelli, Michelangelo Buonarroti, Galileo Galilei, Ugo Foscolo (poeta e studioso di Dante), Vittorio Alfieri ed Enrico Fermi.