Santa Maria Novella

Piazza di Santa Maria Novella Firenze

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La Chiesa di Santa Maria Novella è ubicata dove un tempo sorgeva la piccola chiesa detta la Novella, un’antica struttura passata nelle mani dei frati Domenicani nel 1221. Qui Dante ebbe modo di venire a contatto con la tradizione domenicana, scoprendo figure rilevanti come Alberto Magno e Tommaso D’Aquino.

Gli architetti della attuale chiesa furono scelti tra i domenicani e la prima pietra venne posta dal cardinale Latino degli Orsini il 18 ottobre 1279 che in quel mese si trovava a Firenze inviato dal Papa per pacificare Guelfi e Ghibellini. La facciata della chiesa venne completata nel 1470 da Leon Battista Alberti.

Nel 1301 a Santa Maria Novella Carlo di Valois giurò di farsi promotore della pace tra i fiorentini, una promessa che scatenò una serie di eventi che per Dante culminarono nell’esilio. Solo un mese prima Carlo si era segretamente incontrato con Bonifacio VIII e gli venne palesato il piano che il Papa aveva preparato con Corso Donati. Il cronista Giovanni Villani così riferisce:

“E così il dì d’Ognesanti mccci entrò messer Carlo in Firenze, disarmata sua gente, faccendogli i Fiorentini grande onore, vegnendogli incontro a processione, e con molti armeggiatori con bandiere, e coverti i cavagli di zendadi. E lui riposato e soggiornato in Firenze alquanti dì, sì richiese il Comune di volere la signoria e guardia de la cittade, e balìa di potere pacificare i Guelfi insieme. E ciò fu assentito per lo Comune, e a dì v di novembre nella chiesa di Santa Maria Novella, essendosi raunati podestà, e capitano, e ’ priori, e tutti i consiglieri, e il vescovo, e tutta la buona gente di Firenze, e della sua domanda fatta proposta e diliberata, e rimessa in lui la signoria e la guardia della città” (Villani, Nuova Cronica, 9.49).

Sebbene si fosse impegnato a mantenere sicura la città, Carlo fece esattamente l’opposto. Ignorò le ingiustizie perpetrate ai Guelfi Bianchi e si allineò sulle posizioni dei Neri. La situazione, sempre come ricorda il Villani era ovviamente grave: “In questo romore messer Corso de’ Donati, il qual era isbandito e rubello, com’era ordinato, il dì medesimo venne in Firenze da Peretola” (Villani, Nuova Cronica, 9.49). Corso Donati e i Guelfi Neri presero nuovamente il potere su Firenze e Dante venne mandato tristemente in esilio.

“C’est dans [...] l’église de Santa-Maria-Novella qu’il faut chercher Dante à Florence, [...] non pas son portrait, mais celui de son enfer”.

È nella chiesa di Santa Maria Novella che bisogna cercare Dante a Firenze, non il ritratto di lui, bensì quello del suo Inferno”.

Così scrisse Jean-Jacques Ampère (1800-64), figura fondamentale per la diffusione di Dante in Francia, il quale fu colpito sia dal ritratto di Dante al Duomo fatto da Domenico Michelino sia da questa rappresentazione dell’Inferno eseguita da Nardo di Cione (1350-57) che si trova alla testa del transetto sinistro della Cappella Strozzi di Mantova (1335).



Nel Cappellone degli Spagnoli (Andrea di Bonaiuto, 1366-67) si può vedere una serie di diavoli molto simili a quelli incontrati da Dante in Malebolge.



Andrea era un avido lettore di Dante. Tuttavia, diversamente dal nostro poeta che aveva messo Averroè nel Limbo, gli affreschi della Cappella degli Spagnoli lo ritraggono insieme agli eretici Sabellio e Ario ai piedi di San Tommaso d’Aquino. Gli affreschi di Andrea furono completati dopo la morte di Dante ma il nostro poeta avrebbe sicuramente riconosciuto i temi principali del dipinto.

Si tratta di una perfetta rappresentazione della chiarezza del pensiero e della gerarchia domenicane. I grandi filosofi rappresentano varie discipline o tradizioni intellettuali e sono affiancati dalle virtù cardinali e teologali, dagli autori biblici, dalle arti liberali (con Cicerone) e dalle scienze sacre. È difficile non pensare alle apparizioni di San Francesco e San Tommaso in Paradiso XI-XII quando lo si osserva.



Non passa inosservato, sull’altro lato della stanza, un immenso affresco che ritrae un “gregge” di cani pezzati: i domini-canes ossia i cani di Dio, come amavano autodefinirsi i domenicani. Alcuni cani qui stanno proteggendo gli agnelli di Dio mentre altri stanno combattendo i lupi della tentazione e del peccato. Se guardi da vicino, vedrai due personaggi che sono chiaramente “protetti” dai Domenicani.



Il personaggio con il copricapo bianco, mantello bianco e la tunica verde, è Petrarca. L’altro che tiene in mano un libro proprio sotto di lui è Boccaccio.