Berti
Via del Corso Firenze
Bellincion Berti vid’ io andar cinto
di cuoio e d’osso, e venir dallo specchio
la donna sua senza il viso dipinto.
(Paradiso XV.112-14)
Contenente diversi versi tratti dai ricordi di Cacciaguida dell’antica Firenze, questa lapide commemora i nobili valori familiari dei bei tempi in cui i nobiluomini non erano influenzati dalla moda e le nobildonne non usavano trucchi o cosmetici nella cura estetica del proprio corpo. Questa è l’area della città dove sorgevano le case dei Ravignani.
Questo ramo della famiglia Berti apparteneva ai Guelfi, ma ciò che della loro famiglia passa alla storia è senza dubbio la vicenda della figlia di Berti, Gualdrada.
“Bellincione Berti di Ravignani, nobile e possente cittadino, tutto ch’oggi sieno venuti meno, onde per retaggio della contessa Gualdrada sua figliuola, e moglie del primo conte Guido, rimasono a’ conti Guidi suoi discendenti, quando si feciono cittadini di Firenze, e poi le venderono a’ Cerchi neri” (Villani, Nuova Cronica, 4.2).
In alto: Giorgio Vasari e Giovanni Stradano, olio su tavola. Sul soffitto della cosiddetta Sala della Gualdrada a Palazzo Vecchio, Gualdrada rifiuta di baciare l’imperatore Ottone IV sopra la personificazione allegorica di Firenze.
Boccaccio racconta la storia di Gualdrada:
“Questa Gualdrada [...] fu figliuola di messer Bellincion Berti de’ Ravignani, nostri antichi e nobili cittadini; ed essendo per avventura in Firenze Otto quarto imperadore [...] alla festa nella chiesa di san Giovanni, avvenne che, insieme con l’altre donne cittadine, sì come nostra usanza è, la donna di messer Berto venne alla chiesa e menò seco questa sua figliuola chiamata Gualdrada, la quale era ancor pulcella. E, postesi da una parte con l’altre a sedere, per ciò che la fanciulla era di forma e di statura bellissima, quasi tutti i circunstanti si rivolsero a riguardarla, e tra gli altri lo ’mperadore; il quale, avendola commendata molto e di bellezza e di costumi, domandò messer Berto, il quale era davanti da lui, chi ella fosse. Al quale messer Berto, sorridendo, rispose: – Ella è figliuola di tale uomo, che mi darebbe il cuore di farlavi basciare, se vi piacesse. – Queste parole intese la fanciulla, sì era vicina a colui che le dicea, e, alquanto commossa della oppinione che il padre aveva mostrata d’aver di lei, che ella, quantunque egli volesse, si dovesse lasciar basciare ad alcuno men che onestamente, levatasi in piede e riguardato alquanto il padre e un poco per vergogna mutata nel viso, disse: – Padre mio, non siate così cortese promettitore della mia onestà, ché per certo, se forza non mi fia fatta, e’ non mi bascerà mai alcuno, se non colui il quale mi darete per marito. – lo ’mperadore, che ottimamente la ’ntese, commendò maravigliosamente le parole e la fanciulla, affermando seco medesimo queste parole non poter d’altra parte procedere che da onestissimo e pudico cuore; e perciò subitamente venne in pensiero di maritarla. E fattosi venir davanti un nobil giovane chiamato Guido Beisangue, che poi fu chiamato conte Guido vecchio, il quale ancora non avea moglie, e lui confortò e volle che la sposasse; e donògli in dote un grandissimo territorio in Casentino e nell’Alpi e di quello lo intitolò conte" (Esposizioni sopra la Comedìa di Dante XVI.lit.16-19).
È interessante notare che Bellincione, fece sposare un’altra figlia (di cui non si conosce il nome) ad Alaghiero, bisnonno di Dante. Il nonno di Dante venne a sua volta chiamato Bellincione e il padre di lui Alaghiero.
Stemma della famiglia di Bellincione Berti