Marte
Ponte Vecchio Firenze
... conveniasi a quella pietra scema
che guarda il ponte, che Fiorenza fesse
vittima nella sua pace postrema.
(Paradiso XVI.145-47)
I versi in questa lapide sono pronunciati da Cacciaguida il quale si sta riferendo all’assassinio di Buondelmonte de’ Buondelmonti che avvenne nel 1215 proprio in questo luogo dove una volta era collocata la statua di Marte.
Scrive Boccaccio:
“A dichiarazione delle quali parole è da sapere che, secondo che alcuni hanno oppinione, quando la città di Firenze fu da prima posta, era signore dell’ascendente Marte; e per questo coloro li quali la posono, essendo pagani, presero per loro protettore e maggiore idio Marte e quello fecero scolpire di macigno a cavallo e armato e poserlo sopra una colonna in quel tempio, il quale noi chiamiamo oggi san Giovanni, e in quello fu onorato di riverenzia e di sacrifici, mentre in questa città perseverò il paganesmo; poi, essendo qui seminata la verità evangelica e lasciato da’ cittadini, divenuti cristiani, l’error gentilizio, fu questa statua di Marte tratta del detto tempio. E, per ciò che pure ancora sentivano alcuna cosa del pristino errore, non la vollero disfare né gittar via, ma, fatto sopra la coscia del ponte Vecchio un pilastro, la vi poser suso [...] e questo fu fatto per ciò che temevano d’alcuni vaticini de’ loro antichi, nelli quali si leggeva questa statua esser fatta sotto costellazione, che, qualora in meno che onorevole luogo tenuta fosse o fattale alcuna violenza, gran danno ne seguirebbe alla città; e in su quella torre dimorò insino al tempo che Attila disfece la città. allora, o che la torre, sopra la quale era, cadesse o che per altra maniera sospinta fosse, questa statua di Marte cadde in Arno e in quello dimorò tanto quanto la città si penò a redificare; poi, redificata al tempo dello ’mperio di Carlo Magno, fu ripescata e ritrovata, ma non intera, per ciò che dalla cintola in su la imagine di Marte era rotta e quella parte non si ritrovò mai; e così diminuita dicono che fu posta, come di sopra è detto, sopra ad un pilastro in capo del ponte Vecchio. Del quale poi, venendo negli anni di Cristo MCCCXXXIII, oltre al ricordo d’ogni uomo non già per molte gran piove, ma per qual che cagion si fosse, cresciuto Arno, e tutta la città avesse allagata e già i due inferiori ponti menatine, similmente ne menò via il ponte Vecchio e il pilastro e la statua, la qual mai poi né si ritrovò né si ricercò” (Boccaccio, Esposizioni sopra la Comedia 13.lit.98-101).
Secondo Benvenuto da Imola, durante una delle letture alla Badia, Boccaccio ricordava come da bambino avesse sentito dire agli anziani che non si dovevano tirare né sassi né fango contro la statua.
Per gli storici dell’arte, questa raffigurazione di Marte a cavallo, trae ispirazione proprio dalla nefasta statua che venne portata via dalla piena dell’Arno. Si trova sul lato ovest del campanile di Giotto, nella fila dedicata ai pianeti che è fiancheggiata dalle teste di leone.