Cerchi
Via del Corso Firenze
... la porta, che al presente è carca
di nuova fellonia, di tanto peso,
che tosto fia iattura della barca.
(Paradiso XVI.94-96)
In questa citazione Cacciaguida inveisce contro la famiglia dei Cerchi dicendo che presso la Porta di San Piero abitano attualmente (ossia ai tempi di Dante) i Cerchi e i Donati, nuovi traditori, i quali saranno i principali responsabili delle gravissime sventure che da lì a poco colpiranno la Repubblica fiorentina.
Il cronista Villani spiega che i Cerchi (Guelfi) non erano una nobile e antica famiglia fiorentina ma un gruppo di mercanti che proprio in quel 1215, quando avvenne la fatidica divisione delle parti guelfa e ghibellina, stavano aumentando il loro potere economico, e quindi anche politico, a Firenze.
La famiglia dei Cerchi arriva a Firenze ai primi del secolo XIII da un piccolo villaggio chiamato Acone, guidati da un tale di nome Cerchio, che apparteneva all’Arte della Lana. Già ai primi del Trecento i Cerchi erano una delle più grosse compagnie bancarie fiorentine: i loro interessi si estendevano dalla corte Pontificia alla Lombardia e persino a Francia ed Inghilterra.
Scrive Dino Compagni: “Intervenne che una famiglia che si chiamavano i Cerchi (uomini di basso stato, ma buoni mercatanti e gran ricchi, e vestivano bene, e teneano molti famigli e cavalli, e aveano bella apparenza), alcuni di loro comperarono il palagio de’ Conti, che era presso alle case de’ Pazzi e de’ Donati, i quali erano più antichi di sangue, ma non sì ricchi: onde, veggendo i Cerchi salire in altezza (avendo murato e cresciuto il palazzo, e tenendo gran vita), cominciorono avere i Donati grande odio contra loro”. (Dino Compagni, Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi, I, 20)
I Cerchi furono una famiglia estremamente importante nella politica fiorentina, specialmente dopo che i Ghibellini vennero cacciati dai Guelfi in seguito alla Battaglia di Campaldino (1289). Le divisioni politiche della città continuarono ad esistere perché i Guelfi si divisero in due fazioni: i Bianchi (a cui appartenevano Dante e Dino Compagni) erano capeggiati da Vieri de’ Cerchi, e i Neri il cui leader era Corso Donati. Piccole scaramucce tra le due fazioni erano all’ordine del giorno fino al 1300 quando la violenza raggiunse il limite.
Boccaccio racconta: “Andando per la terra alcuni delle dette sètte, tutti andavano bene accompagnati e a riguardo, e così avvenne che, la sera di calendimaggio milletrecento, faccendosi in su la piazza di Santa Trinita un gran ballo di donne, che giovani dell’una setta e dell’altra a cavallo e bene in concio sopravvennero a questo ballo; e quivi primieramente cominciarono l’una parte a sospignere l’altra, e da questo vennero a sconce parole, e ultimamente, cominciatavisi una gran zuffa tra loro e lor seguaci e, dalle mani venuti a’ ferri, molti vi furono fediti, e tra gli altri fu fedito Ricovero di messer Ricovero dei Cerchi, e fugli tagliato il naso, di che tutta la cittá fu sommossa ad arme. E non finí in questo il malvagio cominciamento, percioché in questo medesimo anno in simili riscontri pervenuti, sanguinosamente si combatterono le dette sètte" (Boccaccio, Esposizioni VI.lit.32-33).
I Neri tentarono di stabilire un governo oligarchico che privilegiasse i nobili, anche a costo di permettere a forze straniere di entrare a Firenze. I Bianchi invece erano motivati a mantenere l’antica autonomia comunale. Corso Donati si alleò con Bonifacio VIII che inviò l’esercito di Carlo di Valois a Firenze in suo aiuto nel 1301. Un grosso numero di Guelfi Bianchi, tra cui Dante Alighieri, fu in quel momento espulso da Firenze.
Stemma della famiglia Cerchi
Stemma dei Guelfi