Frati Gaudenti
Via Porta Rossa Firenze
I Frati Gaudenti (o Frati gioviali) era un soprannome comune per i membri dell’Ordine della Beata Vergine Maria perché alcuni di loro approfittavano del loro ruolo per arricchirsi. Fondato ufficialmente nel 1261 in Emilia, l’ordine era destinato a promuovere la pace e la stabilità nelle aree urbane. I suoi membri potevano sposarsi e portare armi da difesa, ma non potevano frequentare feste o celebrazioni di alcun tipo e dovevano evitare di svolgere qualsiasi tipo di ufficio pubblico.
Dopo la battaglia di Montaperti (1260), il più sanguinoso di tutti i conflitti militari del medioevo italiano, i Ghibellini esiliati tornarono a Firenze e cacciarono i rivali Guelfi. Sei anni più tardi, dopo la Battaglia di Benevento, l’Impero ricevette il suo ultimo colpo per mano del Papato e di Carlo d’Angiò. Rendendosi conto che l’appoggio imperiale dei Ghibellini era destinato a diminuire, molti fiorentini si preoccuparono seriamente che la violenza potesse esplodere nella loro città una volta che l’inevitabile rovesciamento del potere fosse iniziato. Chiamarono quindi Loderingo degli Andalò (un Ghibellino) e Catalano dei Malavolti (un Guelfo) col ruolo di pacieri, sperando che i due potessero governare pacificamente a Firenze come avevano fatto nel 1265 a Bologna.
La lapide nella foto sopra recita: “1266. In questa bottega che fu all’Arte della Calimala, Roderigo [sic] e Catalano, frati godenti e bolognesi qua chiamati pacieri, tennero le loro adunanze insieme col Consiglio dei XXXVI [una sorta di comitato esecutivo del Capitano del Popolo]. [Istituirono] molte buone leggi in utile pubblico statuirono e le corporazioni delle arti ordinarono che poi furono accrescimento e difesa della libertà fiorentina”.
Dante li mise entrambi tra gli ipocriti dell’Inferno:
“Frati Godenti fummo, e bolognesi,
io Catalano, e costui Loderingo
nomati; e da tua terra insieme presi,
come suole esser tolto un uom solingo,
per conservar sua pace; e fummo tali,
ch’ancor si pare intorno dal Gardingo.”
Io cominciai “O frati, i vostri mali...”
(Inferno XXIII.103-09)
Pur interrompendosi qui, Dante rende molto bene l’idea. Purtroppo, la coppia di frati gioviali si dimostrò praticamente inefficiente anche perché Carlo d’Angiò (le cui truppe furono sostenute contro l’imperatore da un grande contingente di cavalleria fiorentina) era ansioso di rimuovere ogni traccia dei suoi ex nemici. Quando i Guelfi finalmente tornarono in città, i frati gioviali non fecero quasi nulla per impedire la distruzione di due grandi isolati abitati principalmente dai Ghibellini. Durante l’infanzia di Dante le macerie ingombravano ancora quella zona che oggi è conosciuta come Piazza della Signoria. Alcune delle proprietà degli Uberti (tra cui una torre e alcune case) erano molto vicine alla statua equestre di Cosimo I.