
Bargello
Via Ghibellina Firenze
Nel 1250, dopo aver sconfitto i Ghibellini a Figline, i Guelfi crearono il Capitano del Popolo. Si rese pertanto necessaria la costruzione di un edificio atto ad ospitare questo nuovo ufficio. L’area in cui lo edificarono (Bargello) era di proprietà di diverse famiglie. La famiglia Boscoli vendette alla città la torre del Bargello (nota anche come Volognana) nel 1254 e venne esiliata nel 1268. (Ritornarono poi nel 1280 per risiedere a Firenze fino a quando non furono banditi nel 1513 per la loro opposizione ai Medici.) Nel 1255 queste proprietà vennero ripristinate e convertite nel Palazzo del Capitano del Popolo (una specie di capo della polizia e del carcere). Nel 1261, divenne la residenza del podestà.
Parte della Volognana è stata una prigione nei secoli XIV e XV prima che le carceri fossero spostate alle Stinche. Anche se alta 57 metri, questa torre fu risparmiata dall’essere mozzata (1250) perché apparteneva già alla città e non più a una famiglia privata. Nel 1574 fu trasformata nel palazzo del Capitano della Piazza (il Ministro della Giustizia), conosciuto anche come il Bargello, ed è da qui che il museo nazionale ne eredita il nome.
Non era raro che i giudici facessero disegnare sulle pareti esterne del Bargello delle caricature di quelli che avevano commesso un reato, spesso appesi sottosopra o seduti con una mitra sulla testa e qualche parola volgare che usciva dalla bocca. Per quelli ritratti in questo modo, i disegni erano una terribile fonte di ignominia. Fino al XVIII secolo, alcuni di questi degradanti schizzi erano ancora parzialmente visibili.
Il Bargello custodisce il ritratto di Dante dipinto da Giotto (o da un suo allievo) e scoperto nel 1840.
All’angolo con via Ghibellina vale la pena dare un’occhiata a questa lapide (sotto): si tratta di un documento ufficiale del 1771 (emanato da Otto di Guardia e Balia) con il quale si ricorda alla popolazione che è illegale accatastare legna o accendere il fuoco in questo luogo.