
Il Dante di Giotto
Via del Proconsolo Firenze
Nel 1290 il Bargello divenne il Palazzo del Podestà (una sorta di municipio) e fu proprio in quel periodo che Giotto (o uno dei suoi studenti?) dipinse la figura di Dante al piano superiore nella Cappella della Maddalena. Antonio Pucci e Giorgio Vasari hanno entrambi scritto di aver visto il ritratto, ma la stanza venne in seguito completamente imbiancata e nascosta. Il ricordo della sua esistenza perdurò tuttavia nel tempo poiché era considerata da molti la prima e più accurata rappresentazione di Dante.
L’idea del suo possibile recupero ha affascinato diversi facoltosi personaggi che hanno tra di loro gareggiato (in realtà e anche sui giornali) per salvarlo. Esistono differenti e contraddittorie versioni su ciò che accadde. Da un lato, Washington Irving affermò che era stato scoperto da un uomo di nome Richard Henry Wilde, un immigrato irlandese negli Stati Uniti che divenne molto ricco e poi decise di perseguire i suoi interessi artistici andando anticipatamente in pensione. Dall’altro, Gabriele Rossetti sostenne che si trattava di un nobile inglese di nome Seymour Kirkup (al quale dobbiamo anche la maschera di Dante a Palazzo Vecchio).
Alla fine, sia Wilde che Kirkup investirono molto denaro su suggerimento di un artista di nome Aubrey Bezzi che, sfortunatamente, assunse Antonio Marini per restaurare questo preziosissimo lavoro. Mentre tutti questi individui rivendicavano la gloria di questo o quell’aspetto di tale conquista letteraria, Marini scoprì un grosso chiodo che emergeva appena sotto l’occhio sinistro di Dante.
In basso: Ritratto di Dante eseguito da Seymour Kirkup dove si vede la posizione esatta da cui fuoriusciva il chiodo.
Invece di tagliare il chiodo, tentò di estrarlo tirando con sé gran parte del resto della faccia di Dante. Lo scandalo fu enorme ma il restauro completo fu un successo ancora più grande. Centinaia di persone parteciparono e scrissero per commemorare l’evento. Molti storici dell’arte credono che il danno fatto da Marini sia irreparabile, altri invece sostengono in modo piuttosto convincente che l’autore dell’opera non sia affatto Giotto.
I lettori di Dante riconosceranno facilmente la sua immagine. Vasari afferma che anche Guido Cavalcanti e Brunetto Latini sono immortalati in questo dipinto, ma la maggior parte degli studiosi non è d’accordo. Altri pensano che Dante sia affiancato da Brunetto e Corso Donati.