4. Guelfi e Ghibellini



Un nuovo secolo

Nel 1190, il Sacro Imperatore Romano Barbarossa, mentre guidava la Terza Crociata, cadde da cavallo e affogò in un fiume sotto il peso della propria armatura. Suo figlio Enrico VI lo successe al trono. Come il padre, era un Hohenstaufen; ma diversamente da lui, riuscì a sposare Costanza, l’ultima erede dei re Normanni, guadagnandosi così l’impero in Sicilia.

Quando Enrico morì nel 1197, era logico pensare che la corona imperiale sarebbe passata, insieme al Regno di Sicilia, a suo figlio Federico II, ma all’epoca il ragazzo aveva solo tre anni. Filippo, fratello più giovane di Enrico, prese la custodia del giovane Federico con l’intenzione di metterlo sul trono una volta raggiunta la maggiore età.


Un secondo imperatore

Una coalizione di nobili tedeschi aveva tuttavia in mente altre idee. Pur godendo di un sostegno minore essi riuscirono a far eleggere Ottone IV. Questa decisione divise i baroni tedeschi in due fazioni: quelli a favore di Federico II (Hohenstaufen), la cui madre era di Waiblingen, e quelli che erano fedeli Ottone IV (Welf).


Il regno di Ottone

All’alba del XIII secolo, la Repubblica di Firenze cercava di espandere i suoi confini. Aveva appena conquistato Montegrossoli nel 1197 e Certaldo nel 1198. Immediatamente dopo, i Fiorentini assediarono Semifonte che distrussero completamente nel 1203. Durante tutto il regno di Ottone godettero di una discreta autonomia.

Il continuo flusso di nuove famiglie verso Firenze continuava a crescere. Quelli che non riuscivano a trovare spazio all’interno della città costruivano le proprie case al di fuori delle mura fino a giungere addirittura nei pressi della Via Francigena, la famosa rotta dei pellegrini che nel Medioevo collegava Canterbury a Roma.


Frati Mendicanti

Gli spostamenti dei pellegrini da un luogo sacro all’altro si intensificò molto, e ora più che mai Firenze era esposta a qualsiasi tipo di nuove influenze. Si pensi ad esempio ai cosiddetti frati mendicanti che erano membri dell’ordine monastico e diversamente dai benedettini potevano mescolarsi liberante con la gente. Fondarono nuove chiese e crearono numerosi gruppi di terziari.


I Francescani di Santa Croce

Il più famoso tra questi frati era certamente San Francesco d’Assisi. I suoi confratelli apparvero per la prima volta a Firenze nel 1209 e Francesco stesso la visitò nel 1211. La loro presenza in città fu celebrata con la fondazione nel 1294 della chiesa di Santa Croce, luogo in cui essi trasferirono la loro biblioteca. È possibile che Dante sia venuto qui per leggere tutti i classici francescani. Orientato più verso il misticismo di base, i seguaci di Francesco venerarono la povertà.



I Domenicani di Santa Maria Novella

Nel 1221 ai Domenicani era stata data una piccola chiesa sulla quale poi nel 1279 edificarono quella che oggi è Santa Maria Novella. È probabilmente questo il luogo dove Dante veniva a leggere o addirittura a copiare le opere di Alberto Magno e San Tommaso d’Aquino (inclusi i commenti su Aristotele). I Domenicani erano conosciuti per la loro enciclopedica sete di conoscenza e per essere molto attivi nell’Inquisizione.


Dopo Ottone

Papa Innocenzo III alla fine tradì Ottone IV che, dopo essere stato a lungo afflitto da una grave depressione, abdicò nel 1215. Si racconta che Ottone si ritirò a vita monastica presso Harzburg ordinando ai monaci che lo ospitavano di flagellarlo ininterrottamente fino all’ultimo dei suoi giorni. Con la sua morte, la situazione dei fiorentini, che fino ad allora erano riusciti a mantenere una certa indipendenza, si fece molto più complessa.


Buondelmonte dei Buondelmonti

Nella tarda primavera di quell’anno, un omicidio scosse la piccola città di Firenze. Un tale Buondelmonte cadde in un’imboscata in pieno giorno mentre arrivava al trotto in prossimità di Ponte Vecchio. Un membro della famiglia Uberti lo trascinò giù dal cavallo e uno degli Arrighi gli tagliò la gola. (Vicino al luogo di questo evento ci sono alcune lapidi).

I cronisti riportano che l’intera città si divise spontaneamente in due fazioni opposte. Faide sanguinarie come questa accadevano spesso tra le classi nobili. La cosa più rilevante tuttavia è che tutti i cronisti coevi concordano che fu proprio a causa dei fatti di Buondelmonte che per la prima volta a Firenze si parlò di Guelfi e Ghibellini. Il clan dei Buondelmonti divenne guelfo e quello degli Uberti ghibellino.


Guelfi e Ghibellini

Probabilmente hai già sentito parlare di Guelfi e Ghibellini senza renderti conto di quanto complessa sia la faccenda! Questi due termini derivano dai sostenitori della stirpe “Welf” di Ottone IV (Guelfi) e del lignaggio degli Hohenstaufen che era legato alla città di Waiblingen (Ghibellini). In Italia, si riproduce più o meno la stessa divisione tra sostenitori di Ottone, che prendono il nome di Guelfi e sostenitori dell’imperatore Federico che prendono quello di Ghibellini.

La complicazione deriva dal fatto che, dopo la scomparsa di Ottone, “Guelfo” era sinonimo di “anti-impero”. In Toscana, più che altrove, Guelfo significava anche pro-indipendenza e successivamente “pro-Papato”. La spaccatura guelfo-ghibellina iniziò nel XIII secolo e la parola Ghibellino è spesso usata per indicare chiunque “sostenga l’impero”, anche in riferimento ai secoli precedenti.


Gioco a somma zero

L’alternanza al potere tra Guelfi e Ghibellini si svolgeva in genere allo stesso modo: quando una città era governata da un partito, le principali famiglie dell’opposizione chiedevano aiuto ad altre città governate dalla propria fazione. Spesso venivano aiutati dai loro concittadini che lì vivevano temporaneamente in esilio.

Se la coalizione di opposizione vinceva, prendeva allora il controllo della città: in questo modo esiliava i nemici e dava il benvenuto ai propri esuli che sarebbero ritornati a casa. I ruoli in pratica si invertivano continuamente e pertanto iniziava nuovamente il ciclo di violenze, omicidi e incendi che avrebbe portato al potere la fazione opposta e così via.


Dualismo pericoloso

Come nei moderni sistemi politici di oggi, singoli individui, famiglie e persino intere città potrebbero aderire a una parte o all’altra. Alleanze e partnership si formavano comunemente per aderire a un determinato partito col fine di trarne un vantaggio politico, proprio come oggi.

Non c’è da sorprendersi che i piccoli gruppi tendano naturalmente a dividersi in fazioni rivali. Ciò che sorprende è la veemenza e il risentimento che caratterizzarono il duello guelfo-ghibellino in tutte le città-repubbliche della Toscana. L’appartenenza alla propria fazione si manifestava nella maniera di vestire, alcuni ad esempio portavano il berretto da un lato mentre i rivali lo portavano dall’altro.


Il figlio dell’imperatore

A circa trent’anni dalla morte di Ottone, Firenze aveva progressivamente perso la sua indipendenza dall’Impero. La situazione si risolse nel 1246, quando l’imperatore Federico II nominò suo figlio illegittimo, Federico d’Antiochia, vicario generale della Toscana (e podestà di Firenze).

Nei 18 mesi in cui Federico mantenne il potere, il termine Ghibellino divenne molto più chiaro ai Fiorentini. Questo perché Federico nominò solo giudici e si avvalse di soldati esclusivamente imperiali. In altre parole, aveva il pieno controllo del potere.



Stemma degli Hohenstaufen (sopra), e dei Ghibellini (sotto)