
Canto degli Aretini
Via di Ripoli Firenze
Io vidi già cavalier muover campo,
............. corridor vidi per la terra vostra,
o aretini ......
Pur trovandosi all’interno di un piccolo appezzamento di terreno in territorio fiorentino, questo monumento (con la colonna spezzata che rappresenta la morte) appartiene tuttavia alla proprietà del comune di Arezzo. Come questo sia potuto accadere non è del tutto chiaro. Pare che i Guelfi vittoriosi abbiano usato questa area come fossa comune per seppellire i soldati aretini che erano deceduti a causa delle ferite mortali durante la battaglia di Campaldino. Il monumento è situato sulla strada che nel medioevo collegava Firenze al Casentino.
Sul monumento si legge:
“Sulla via lungo la quale l’oste guelfa fiorentina moveva le insegne per andare in terra di nemici questo cosiddetto ‘cantone di Arezzo’ che è del comune ghibellino proprietà d’ignota secolare origine riceveva dal verso immortale del poeta combattente in Campaldino memoria degli infausti odii da città a città oggi nell’italiana concorde potenza aboliti per sempre. Per deliberazione del Comune di Firenze su granito di Arezzo Romana fraternamente offerto. MCMXXI”
Con l’eccezione dell’ultima frase, l’iscrizione come si vede oggi è stata stilata da Isidoro Del Lungo (1841-1927), politico italiano e studioso di Dante. L’11 giugno di ogni anno rappresentanti di Firenze ed Arezzo si incontrano regolarmente per commemorare la sorte di coloro che perirono in quel terribile giorno del 1289.
La Battaglia di Campaldino ebbe luogo nel Casentino vicino alla odierna città di Poppi dove i Guelfi fiorentini si scontrarono contro i Ghibellini di Arezzo. Nel castello di Poppi è possibile vedere una ricostruzione in miniatura della battaglia (riprodotta dallo storico del medioevo Federico Canaccini). Tra coloro che presero parte allo scontro campale vi erano Corso Donati (capo dei Guelfi il cui compito era di non permettere la ritirata della cavalleria aretina), Vieri de’ Cerchi, il poeta Cecco Angiolieri e Dante Alighieri. Secondo Leonardo Bruni (1370-1444), Dante faceva parte dei feditori e come tale combatté dignitosamente. Alla fine della battaglia Arezzo aveva perduto 1700 uomini e più di 2000 combattenti erano stati fatti prigionieri dai fiorentini. Tra loro c’era anche Bonconte da Montefeltro (Purgatorio V) il quale, come lo immagina Dante, morì a poche miglia dal campo di battaglia dove il fiume Archiano incontra l’Arno (sotto).