B. Santa Trinita

Piazza di Santa Trinita Firenze

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In alto: Luigi Garibbo, “Piazza Santa Trinita,” ca. 1829, L’Ermitage, San Pietroburgo


La Basilica di Santa Trinita (l’accento cade sulla prima “i” perché in fiorentino si tende a mantenere l’accento del nominativo latino) fu costruita su un sito dove prima sorgeva una piccola chiesa romanica chiamata Santa Maria dello Spasimo. Le prime testimonianze della chiesa risalgono a documenti dell’801, più di 350 anni prima che fosse circondata dalle mura della città.

Alcuni studiosi, tuttavia, sostengono che la chiesa sia del 1077 e che i riferimenti nei documenti esistenti a Santa Maria dello Spasimo appartengano in realtà a un dipinto ancora in possesso della chiesa.

Sebbene le prove siano scarse, la chiesa fu probabilmente costruita intorno al 1091 dai Vallombrosiani, una comunità di monaci dell’ordine benedettino fondata nel secolo XI da Giovanni Gualberto. Secondo varie fonti, Giovanni apparteneva alla famiglia Visdomini, secondo altri ai Buondelmonti. In ogni caso, non c’è dubbio che il legame tra i Vallombrosiani e questa chiesa sia sempre stato molto forte. La seconda chiesa appartenente a questo ordine è San Salvi, dall’altra parte della città.



Stemma dei Vallombrosiani



A sinistra dell’altare, lungo la navata, si può osservare la tomba di Dino Compagni. Ci sono due lapidi. La prima (sopra) in latino, lì collocata oltre un secolo dopo la morte dello storico, recita: “D.O.M. In onore di Dino Compagni, famoso uomo e cronista del suo tempo, qui sepolto nel 1323. Dedicato dai suoi discendenti”. L’altra targa è in italiano: “Asilo degno alle ossa di Dino Compagni dal XXVI febbraio MCCCXXIV le volte di questo tempio che risonarono della sua parola magnanima ‘contro a chi volete pugnalare? Contro a’ vostri fratelli? Che vittoria avrete? Non altro che pianto!’ E degna onoranza che nella restituzione dell’antico edificio rinnovi alla gentilizia cappella la memoria di lui terzo fra i gonfalonieri della Repubblica e storico dell’età la quale ebbe Dante poeta. Il Comune di Firenze nel sesto centenario di quel gonfalonierato MDCCCLXXXXIII”.

La piazza davanti alla chiesa era una delle zone dove avvenivano le celebrazioni della città, ma spesso era anche il luogo dove accadevano risse e parapiglia, soprattutto dopo la costruzione, nel 1252, di ponte Santa Trinita. Questo cambiamento nell’architettura urbana trasformò la piazza in uno dei centri nevralgici della città che fu maggiormente frequentata con l’espansione dell’Oltrarno.

Nel 1257, un piccolo gruppo di Guelfi e Ghibellini, che erano giunti ai ferri corti, irruppe nell’edificio durante la messa e continuò la zuffa tra i banchi della chiesa. Nel 1289, il consiglio di guerra si riunì in questo luogo per deliberare prima della battaglia di Campaldino. Sempre qui, infine, durante le festività del primo maggio del 1300, i Guelfi Bianchi e Neri vennero alle mani, solo sei settimane prima che Dante venisse eletto Priore. Dove Via Porta Rossa si apre sulla piazza, una volta c’era la Porta Rossa nelle mura che dava il nome a quella strada.

L’ultima cosa da visitare prima di attraversare questa piazza è la bellissima Colonna della Giustizia. Giunse a Firenze parecchio tempo dopo che Dante fu esiliato, ma la sua collocazione in questa posizione sembra davvero appropriata. Papa Paolo III (1534-49), durante il cui pontificato Michelangelo terminò il Giudizio Universale nella Cappella Sistina, aveva ordinato gli scavi delle terme di Caracalla che portarono al ritrovamento di questa colonna. Papa Pio IV (1559-65) la donò in seguito a Cosimo I de’ Medici che la fece posizionare qui nel 1565 in onore della vittoria dei fiorentini su Siena. La figura allegorica della Giustizia fu aggiunta nel 1581. Secondo la leggenda pare che dopo la collocazione della colonna si verificassero numerosi furti di pietre preziose dalle bancarelle dei gioiellieri. La refurtiva venne poi recuperata sulla colonna dove una gazza ladra vi aveva fatto il nido depositando i gioielli sottratti ai banchi di Ponte Vecchio.

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